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Gli art workshops di Michael.

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Trasvolatore mentale di paesaggi che la sua retina, come un termografo, legge intensi di energia e calore cromatico, Michael Eldridge padroneggia una rara pittura che ne restituisce, appunto, le differenti temperature per strati o per superfici con una tavolozza ampia, netta, ricca di scarti, sincronie e diacronie. Polpa di terra o pelle di terra attraversate da segni normalmente discreti di separazioni naturali o artificiali. Gli esiti visivi sono mappe spesso improbabili più che di territori reali, di condizioni della natura, terre ideali di vita per l’uomo, come in Campi rossi del 2007 dove la costruzione in diagonale del territorio sintetizza non solo le diverse conformazioni, ma i “climi” differenti che vivono i terreni con l’ epicentro caldo del rosso. Lo stesso discorso, letto in una sorta di stratigrafia verticale, lo rinveniamo in Fire Moon, dove la lettura dal profondo della terra si spinge fino al cielo.
Da qualche tempo è approdato nelle Marche, all’ombra dei magici Sibillini, e si dedica più intensamente alla pittura: grandi e piccoli lenzuoli candidi che poi arrotola, solo alcuni dei quali verranno costretti su telai e raramente nelle cornici. Pezzi di mondo non si possono costringere in alcun modo.
Ottimo fotografo, abituato a cercare l’inquadratura giusta, nel pensare le immagini pittoriche non pare inseguire il reale, bensì le pure sensazioni che coglie dal paesaggio e che sono, insieme, visive, uditive, termiche, olfattive. Abituato a girare il mondo, non essendogli al momento possibile né agevole praticare lo spazio, sintetizza spesso climi, temperie, conformazioni, condizioni che stende in zone di colore delimitate da fratture, fiumi, laghi, strade, a segnare, appunto, diverse temperature, odori e bagliori. Come in Summer Fields del 2006, ricco di scarti cromatici e di partizioni irregolari.
Michael si sente un soggetto dell’aria e dall’aria, come un uccello, vede un mondo sintetico, come succedeva un po’ gli aeropittori futuristi, ma lui vola lento, come un uccello, appunto, congela e misura temperature, non fugge a cavallo di motori che il paesaggio te lo fanno sfuggire sotto gli occhi. Dunque la sua visione, non distorta e dilatata, ma termica, a seconda dell’altezza riesce a penetrare più o meno la superficie; talvolta si stacca invece solo pochi metri dalla terra, per coglierla radente o per guardare ai lati, ma molto più discretamente della consuetudine dall’alto, come in Red Canyon, Dark Sky.
Dal cielo, che non è l’aria, vede coglie la luce e il buio e le rispettive energie; del cielo sente l’immensità che non si riesce a catturare, come in Cielo violento del 2006 o Corn Field del 2008.
La terra è sotto il cielo e nell’aria: fra di loro corre e scorre energia, soprattutto nella notte; terra che l’artista cerca di rendere materia fluida colorata, a seconda del calore, dell’umidità, della consistenza. E’ il caso di Karoo Night del 2007 dove il rosso fra cielo e terra indica chiaramente l’energia che sale.
C’è solo paesaggio nudo nelle tele di Eldridge; rari gli alberi, qualche traccia di animale, nessuna presenza umana, insomma mancanza di segni di antropizzazione: un rapporto esclusivo fra lui e l’universo.
La sua, in effetti, è una pittura di pura astrazione, soprattutto cromatica, con ascendenze non ben individuabili, forse “fauve” per i colori, ma non per la figurazione. Più forte, in alcuni casi, appaiono le suggestioni per la pittura astratta di Rothko (anche per gli antecedenti surreali), che ritroviamo in Red Sky del 2007, la cui purezza ed equilibrio cromatico fra rosso e nero, appena screziato il primo da marginali nuvole, rivela più in generale l’attenzione per le avanguardie del secondo dopoguerra fra Europa e America, o nel più pittoricamente ironico Three Trees, per gli alberini un po’ leziosi inscritti nelle forme geometriche squillanti di cromie.
In definitiva, Eldridge, poliedrico operatore culturale con esperienze importanti fra Europa ed America, in pittura rivela una originalità ricca di suggestioni che non mancherà di suscitare interesse.

Massimo Duranti
Critico d’arte e autore